Alla ricerca dell’umanità perduta

Freddo, neve, gelo, pandemia. I migranti del campo profughi di Lipa si trovano stipati come animali e sottoposti a condizioni indegne, in evidente spregio dei diritti umani. Le condizioni igieniche sono pessime, i lavandini inutilizzabili, i bagni chimici all’aperto non garantiscono servizi sufficienti per l’igiene personale e per resistere alle temperature rigide di questo inverno. Sono in migliaia a essere bloccati al confine croato in attesa di arrivare in Unione Europea, dove sognano casa, lavoro, dignità, pensano all’italia e ai colori delle sue trasmissioni, come gli albanesi della Vlora quasi trent’anni fa, puntano anche alla Germania, alla Svezia e alla Finlandia, cercano accoglienza nella parte ricca del vecchio continente.“Vuoi andare in Italia?” chiedo. “Non ho nessun Paese in mente, so che in Europa si vive bene ovunque, sono Paesi sicuri e io voglio solo una vita sicura” risponde deciso. Ha speso finora 15.000 euro per cercare di arrivare in Europa ed è disposto a spenderne ancora pur di salvarsi la vita. La tendopoli di Lipa si trova in mezzo alle montagne, seperata da 2 chilometri di strada sterrata trasformata per l’occasione in una lastra di ghiaccio, pericolosa e inospitale. Poco lontano il governo europeo della Von der Leyen ha deciso di finanziare un campo di accoglienza di 1500 migranti, ma non si pensa ad un ingresso nella confederazione: i governi non vogliono, non possono gestire, dicono. A portare aiuto numerosissime organizzazioni internazionali e milioni di fondi europei, simbolo di una solidarietà che non si ferma alla cecità dei governi nazionali. Una delegazione del Partito Democratico inviata sul luogo ha fatto scalpore per essere stata fermata dalla polizia nazionale croata che su ordine del ministero degli interni vuole nascondere le aberrazioni e la disumanità che a pochi chilometri da noi, non già in un lontano altro continente, si consuma quotidianamente, lasciando alla fame e al freddo bambini, anziani, persone fragili che avrebbero bisogno di aiuto immediato. “Da noi non entrano provocatori” sarebbe stata la secca risposta della politica dei Croati agli eurodeputati italiani, Brando Benifei, Pietro Bartolo, Alessandra Moretti e Pierfrancesco Majorino, recatisi sul luogo e che chiedono che ciò che sta succedendo a Lipa abbia presto una fine. Le persone hanno denunciato di essere state malmenate, picchiate brutalmente dalla polizia croata che ha cercato di respingerli e di rimandarli indietro in Bosnia, da dove si dirigono. “Eravamo nella foresta, mentre stavamo camminando poi correndo i cani ci hanno fiutato e la polizia croata ci ha fermato – ci racconta – quando ci hanno preso ci hanno prima controllato, hanno controllato il telefono poi ci hanno buttato le scarpe, le giacche e i cappelli nel fuoco. Dopo hanno iniziato a picchiarci, a prenderci a pugni. La polizia croata è un problema, molto pericolosa, sta uccidendo i diritti umani” alcuni di loro temono che nella tangentopoli montana vengano requisiti i documenti e cercano invano di fuggire, giungendo talvolta allo scontro fisico con le forze dell’ordine, ovviamente soccombono data la loro magrezza e le sempre più diffuse situazioni di malnutrizione. La cittadinanza bosniaca si dimostra sempre più intollerante e sono vari i casi di incendi appiccati dalla popolazione locale per allontanare i migranti, talvolta colpendo le loro stesse baracche e cancellando i loro averi nel fuoco dell’odio. Si rende necessario aumentare il numero di safe houses per l’accoglienza dei minori, 500 dei quali non accompagnati. Con gli incendi riprende la loro lunga marcia, avvolti in coperte, sfrattati con la forza, costretti alla stanchezza, verso la ricerca dell’umanità perduta.