SCIOPERO AMAZON: COSA SUCCEDE?

Amazon couriers attend a strike as they block deliveries and vehicles in and out of warehouses, in front of the Amazon logistics center HUB at Via Toffetti, in Milan, Italy, 22 March 2021. ANSA/Andrea Fasani

Lunedì 22 marzo abbiamo assistito per la prima volta ad uno sciopero italiano, indetto con l’aiuto dei sindacati, che ha colpito la più importante azienda di commercio online al mondo: Amazon; hanno aderito circa il 70% dei dipendenti secondo i dati forniti dalla CGIL (Amazon smentisce affermando che solo il 10% dei lavoratori ne ha fatto parte, affiancato dal 20% facente parte del servizio di consegna) e l’evento ha avuto una risonanza anche tra i dipendenti americani e le alte sfere politiche italiane, tutte a sostegno dei lavoratori a dimostrazione della bontà dello sciopero, che non rappresenta infatti un punto di rottura tra le due parti, ma solo un tentativo più forte di comunicazione. La manifestazione è stata correlata con richieste di non affidare il calcolo dei salari ad un algoritmo che non può capire le esigenze di un lavoratore come farebbe una persona addetta a quel compito, e di non fare ordini per quel giorno, in modo da bloccare il commercio e far capire ai piani alti che anche i dipendenti hanno una dignità e dunque devono essere trattati come tutti. Il problema principale fu già denunciato all’inizio della Pandemia quando il carico lavorativo per l’impresa di e-commerce americana salì a dismisura obbligando i propri addetti ad aumentare la loro produttività senza però rinfoltire lo stipendio, creando dunque un disagio per tutti quelli che vedevano alzarsi il carico di lavoro e non la retribuzione. A loro si sono aggiunti anche le imprese a cui vengono affidate le consegne che lamentano l’inadeguata retribuzione del colosso e chiedono l’esercizio di una clausola sociale che assicura la continuità occupazionale per tutti anche in caso di cambio del fornitore. Entrambe le categorie accusano Amazon di non versare salari competitivi ma la responsabile in Italia Mariangela Marseglia ha più volte chiarito la propria posizione, garantendo salari adeguati e benefit per tutti quelli sotto contratto con Amazon al fine di giungere ad un equilibrio che da un po’ di tempo sembra non essere possibile. 

In realtà lo sciopero in sé non dovrebbe preoccupare più di tanto Amazon che, con oltre quarantamila dipendenti sotto contratto, è una delle aziende che più di tutte permette il lavoro agli italiani e quindi fisiologicamente, come già accaduto in passato per altre con questi numeri, ha visto i propri dipendenti protestare pacificamente per avere salari quantomeno adeguati al lavoro svolto, che da un anno a questa parte è diventato quasi insostenibile. Ciò che tutti credono è che Amazon, come già fatto in passato, risponda a questo sciopero ascoltando i sindacati e le proposte che faranno, cercando di trovare un compromesso tra il mantenimento dei costi al di sotto di un certo livello, e l’aumento salariale chiesto a gran voce dai dipendenti. Allarmarsi per un solo giorno è inutile e sarebbe esagerato, tanto che anche le azioni in borsa non hanno risentito di questa protesta e sono cresciute come se nulla fosse accaduto, ma sottovalutare un gesto così forte lo è ancora di più; questo avviso deve esser preso per ciò che è, ovvero un richiamo fatto ad Amazon per denunciare l’inadeguatezza delle retribuzioni in proporzione alla mole di lavoro e null’altro. Se Amazon ascolterà la richiesta dimostrerà ancora una volta la capacità che ha nel trattare i dipendenti, se non lo farà potremmo a quel punto aspettarci altri scioperi e una situazione poco ideale di contrasto tra datore di lavoro e dipendenti che, per il quieto vivere di un’impresa, non dovrebbe mai accadere.

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.