THIS IS CAT CALLING

Un giorno sei con la tua ragazza a fare un picnic, il vostro sguardo si incrocia e percepite il romanticismo nell’aria; le dici “Sei veramente bella” e lei diventa rossa come un pomodoro maturo. Un giorno stai uscendo con una tua amica di vecchissima data e lei giunge sfoggiando un’acconciatura da poco modellata dalle mani del parrucchiere; esclami “Wow, che figa!” e lei, più che contenta, replica “Vero?” con voce squillante. State andando a una festa e una ragazza che conosci si presenta in un bel vestito rosso; balbetti un “Sei veramente carina questa sera”, e lei – altrettanto imbarazzata – arrossisce e risponde “Davvero? Non lo so, sai, ero indecisa..”.
Un giorno ti trovi in strada e vedi una bella ragazza sconosciuta che cammina verso di te, noti che è davvero molto carina e senti l’impulso irrefrenabile di esclamare “Oh bellissima!”; lei ti ignora e tira dritto e tu rimani stizzito: “Ah” pensi “Ma che maleducata! Io ho fatto solo un complimento!”. O forse un’altra volta vedi una donna attraente dall’altro lato della strada e, spinto da istinto animale, fischi nella sua direzione gridando “A fantasticaaa!”; lei si gira, posa il suo sguardo sprezzante su di te e va via: “Eh” mormori sottovoce “Ma perché scappa via? Nemmeno avessi detto che è un cesso”.
Le situazioni descritte nel primo paragrafo descrivono complimenti accettabili, carini, forse anche dolci: le fanciulle destinatarie di tali apprezzamenti normalmente sono contente e certo non la prendono male perché non sono altro che complimenti innocenti fatti da una persona che ama a una che è amata. Il secondo paragrafo descrive, invece, non complimenti, ma ululati rozzi espressi in mezzo a una strada verso qualcuno che non conosciamo e che all’improvviso si trova oggetto delle attenzioni (squisitamente erotico-sessuali) di uno sconosciuto: questo fenomeno si chiama catcalling e – perdonatemi – non è affatto difficile comprendere la differenza sostanziale tra le due situazioni.
In questo (fantastico) paese abbiamo l’abitudine, o forse la passione, di dimenticare due cose importanti: il contesto – di cui abbiamo appena discusso – e l’educazione. Vedete, quest’ultima non è solo un elenco di consigli da seguire per comportarsi in maniera decente, ma uno strumento che ci permette di riuscire a capire e a interpretare la realtà, un grillo parlante che ci suggerisce che se urli in faccia a una sconosciuta complimenti non richiesti, se questa non ti risponde non solo è stata maleducata, ma, anzi, è stata fin troppo gentile. Non andare a disturbare le persone dovrebbe essere un principio base di decenza; “Sii gentile con tutti” raccomandava un saggio antico “perché ognuno dentro di sé combatte ogni giorno”, ma, evidentemente, oggi la nostra (in)sicurezza ci insegna che più gridiamo, più ululiamo, più ci mettiamo in mostra più saremo in grado di colmare il nostro vuoto interiore.
Ma, al di là delle considerazioni morali, esiste un altro aspetto più che importante: il rispetto per l’altro. Non intendo restare qui a tediarvi con una dissertazione filosofico-sociologica sui principi di sessualizzazione e oggettificazione del corpo promosse da questi gesti da uomo di Neanderthal (con i quali mi scuso per il paragone impietoso), ma forse potrebbe essere compresa una riflessione più basilare modellata su misura per i cervelli di coloro che sul serio pensano “Vabbè ma dai mica ti ho detto a cessaa”: se io andassi in strada e cominciassi a urlare alla gente sarei – giustamente – catalogato quale “pazzo”, o sbaglio? Allora perché urlare “Oh bellezza!” a una donna dovrebbe essere una cosa normale? Perché considerarlo un complimento “che se ti prendi male è colpa tua”? E perché il fischio, suono utilizzato per richiamare cani e altre bestie, dovrebbe essere legittimo? Forse perché voi – da bravi uomini delle caverne – non siete nemmeno in grado di esprimervi a parole?
Bene, spero proprio che si sia compreso perché vomitare parole in strada sia da cafoni e da idioti e che, se questo è il massimo approccio possibile che si ha con il genere femminile, evidentemente il problema non è del genere femminile. Vorrei però soffermarmi su un ultimo problema, perché ho letto che anche alcune donne tendono – purtroppo – a legittimare tale comportamento dicendo “Voi altre piagnucolate troppo” (come se piangere fosse un delitto contro l’umanità, ma forse sto divagando); donne, non giustificate tali comportamenti! Non lasciatevi trattare come cani da richiamare per l’impulso riproduttivo di un troglodita medio! Vi giuro – credetemi – che meritate molto di più: avete una dignità, una personalità, un carattere pienamente vostro che va ben al di là di quella pars esteriore che tutti vedono. Delegittimare un uomo che vi riduce a una pars di voi, a una forma, annullando la vostra umanità, non è solo un’azione permessa, ma giusta e necessaria.

Articolo di : Davide Valli e Giulia La Porta

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