Dreammatico Ep.5

La scorsa notte ho fatto un sogno. Mi trovo ad una festa. Non so per quale evento. Deve essere davvero importante visto che c’è parecchia gente. Ovunque mi giro scorgo conversazioni, risate, baci, delusioni, discussioni animate e pianti. Ad attirare la mia attenzione non è però la musica, il luogo o il motivo per cui io sia lì. Non riesco a distogliere lo sguardo da un cerchio di persone che si è formato in un angolo del locale. Mi alzo dalla sedia e mi avvicino per vedere cosa sta succedendo al centro di quella circonferenza. Non si è creata una situazione. C’è solo una donna. Una donna bellissima. Così bella che fa crollare la mia autostima. Dico tra me e me che non potrei mai neanche avvicinarmi ad una persona del genere. Tutti gli altri sembrano felici accanto a lei. Come se la sua sola presenza garantisse un’aura di gioia riservata a chiunque la percepisca. Con queste premesse decido di farmi coraggio. Voglio conoscere quella ragazza. L’Ulisse che è in me ha vinto la rissa con la mia bassa autostima. Mi guardo intorno e vedo che tra le persone lì presenti attorno a lei c’è un mio amico. Gli chiedo chi è la donna al centro. Lui mi sorride. Con la bocca non fa altro. Con le mani mi spinge verso di lei. Io cerco di trovare lo sguardo del mio amico per freddarlo con gli occhi in tutta risposta. A fermare il colpo è una mano sulla mia spalla. È della ragazza. Anche lei si ferma al solo sorriso. Io mi blocco ad uno sguardo contemplativo. Ma la mia mente si muove. Si muove come non ha mai fatto prima. E la direzione che sta prendendo è totalmente nuova. Una sensazione mai provata. Lei prende la mia mano e mi porta fuori dal locale. Non c’è nessuno intorno. Siamo solo io e la ragazza con cui non avrei mai creduto di poter avere qualcosa a che fare. Mi guarda dritto negli occhi accasciando le sue braccia sul mio torace. Mi chiedo se dovrei baciarla. Se sia opportuno farlo. Ma lei mi strappa via la giacca. Con forza. Io rimango di sasso. Approfitta della mia sorpresa per continuare a spogliarmi. Con forza. La cosa inizia a spaventarmi e provo a scappare nudo come sono. Lei mi salta addosso e mi blocca. Con forza. Una forza che non mi sarei mai aspettato da lei. Un pregiudizio che è nato e morto nei pochi secondi in cui lei mi ha denudato. Non è mai facile raccontare una situazione del genere. Il brutto è che mi piace. Quello che mi sta facendo mi piace. Me ne vergogno, provo a negarlo, ma sarebbe farlo davanti all’evidenza. Dopo un po’ lei si alza. Soddisfatta. Credo. Mi sorride come la prima volta che mi ha guardato negli occhi e torna nel locale. Io riesco bene o male ad alzarmi. Cerco i pantaloni. Li trovo. Ciò che non trovo è il coraggio per rientrare lì dentro. Dove ci sono tante persone. Dove c’è lei. Morto l’Ulisse dimenticando i ceci nelle orecchie, sembra la paura destinata alla vittoria. Ma il giustiziere che è in me si risveglia e vuole correre ad avvisare gli altri di che cosa potrebbe capitargli. Cosa che decido di fare. Vado spedito a torso nudo verso il cerchio di persone. Mi fermo qualche attimo prima. Ad arrestare le mie gambe sono stati i miei occhi. Hanno notato che anche gli altri non sono completamente vestiti o che li indossano strappati. Il brutto è che non ci ho fatto caso prima. Ho guardato soltanto i sorrisi, gli sguardi, la calma sul viso di quella gente. Non ho sentito le discussioni. Mi avvicino allora camminando. Mi faccio strada per la circonferenza e vedo la ragazza che stava baciando un’altra sventurata. Prendo quest’ultima e la spingo via da quello che vedevo come un pericolo per lei. Guardo in faccia la causa del mio ultimo trauma. Ma è una faccia attraente. Troppo attraente. Sono io a prenderla per mano e portarla fuori. Appena presa la porta prendo la sua testa. La porto verso la mia. Mi sono svegliato.

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